Gli interessi pubblici, del Gioco, devono prevalere su quelli privati

L’accordo siglato in Conferenza Unificata per il riordino del gioco non “finisce di far disquisire” o pro o contro. Risulta interessante, in ogni caso, accorgersi che il mondo del gioco fa esprimere pareri diversi, così come questo “benedetto accordo”, ma la cosa che maggiormente può colpire è che, in linea di massima, la maggior parte dei soggetti che si esprimono relativamente al fenomeno gioco non sono assolutamente proibizionisti. Certamente si ha necessità di avere un “buon regolamento” sul gioco che, sino ad oggi, non era stato messo in campo, vuoi per “latitanza” dello Stato, oppure semplicemente perché con il susseguirsi dei vari Governi, nessuno voleva prendere una posizione ferma, probabilmente per non inimicarsi l’opinione pubblica.

Così gli anni sono passati, il gioco, e tutti i siti presenti nella lista casino, ha preso possesso dei territori e si è arrivati ad un punto in cui, quasi, il Governo è stato messo con le spalle al muro ed ha dovuto finalmente schierarsi per arrivare ad un riordino. Altro argomento che continua a saltare agli occhi quando si parla di mondo del gioco pubblico è la cultura del gioco: questa deve iniziare dalle scuole poiché senza una sua adeguata conoscenza ed una adeguata educazione non si riusciranno a sconfiggere né le ludopatie, né qualsiasi altro tipo di dipendenza.

Posti questi argomenti principali, si è convinti che l’intesa raggiunta tra Stato, Regioni ed Enti Locali sia un buon punto di partenza e che abbia sviluppato un buon equilibrio considerato il punto in cui era arrivato il Paese relativamente a questo fenomeno che stava raggiungendo un “allargamento allarmante” con le conseguenti spese per lo Stato per l’ordine pubblico, la spesa sanitaria e socio assistenziale. Ma bisogna anche affrontare lo stato d’animo denso di preoccupazione degli imprenditori e delle imprese che di gioco vivono relativamente alla riduzione del 50% dei punti gioco e delle apparecchiature da intrattenimento.

Senza contare la possibilità eventuale che le Regioni possano mettere in atto altri interventi, ancora più restrittivi, derivanti sempre dall’accordo, che ha messo nelle mani delle varie Amministrazioni la possibilità di tutelare i propri territori come ritengono più idoneo per garantirne la sicurezza. Ma a questo punto come si potrebbero “tutelare gli investimenti” degli operatori del gioco lecito sinora messi in atto? Altra “direttiva” dell’accordo sul riordino senza dubbio, e che sulla carta ridonda di buoni concetti di base, ma in realtà questo come si concretizzerà?

Vi è contenuta, però, in questo percorso riduttivo la messa in campo di una maggiore severità  nei confronti del gioco illecito così rafforzando  in pratica il comparto legale per compensare le restrizioni in atto. Ed è per questo che necessita sottolineare che in questo settore, particolarmente “attenzionato” dalla criminalità organizzata, le ragioni di “interesse pubblico” devono assolutamente prevalere su quelle seppur assolutamente legittime legate al privato. Rimangono, poi, da considerare, non certamente come ultimo argomento, le mancate risorse per le casse dell’Erario.

Non si deve, però, essere ipocriti e predicare contro i danni da gioco e poi guadagnare come Erario oppure, peggio ancora, “abbassare la guardia contro le forme illegali”. Il Governo, oggi, con una scelta “forte” di valori, ha deciso di riorganizzare l’offerta del prodotto gioco, disciplinandola nel modo migliore possibile: in fondo il gioco è una sua “riserva” e se non si guarda con un occhio di riguardo una “proprietà” cosa d’altro si potrebbe fare?

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