M5S chiede commissione d’inchiesta su caso Orlandi. Il fratello: “Dopo 34 anni basta depistaggi”

Il M5s chiede una commissione parlamentare d’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, scomparsa 34 anni fa. Durante la conferenza presenti anche il fratello della giovane e entrambi i suoi legali: «Ci aspettiamo solo risposte concrete, finito il tempo delle suppliche»

«Non è possibile far passare il messaggio che dopo 34 anni il caso non è stato risolto». Sono le parole del senatore M5s Maurizio Santangelo che, assieme altri 39 esponenti pentastellati (20 deputati e 19 senatori) ha firmato un disegno di legge per istituire una commissione parlamentare d’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. Durante la conferenza stampa svoltasi questa mattina nella sala Nassyria di Palazzo Madama, alla presentazione del ddl, erano presenti anche la giornalista e conduttrice Federica Sciarelli e il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi con i suoi legali Laura Sgrò e Annamaria Bernardini De Pace. Dopo aver preso parola, Pietro Orlandi ha denunciato: «»In 34 anni non è cambiato nulla, ora la situazione è peggiorata. Il muro si è alzato più di prima. Non sembrano passati 34 anni. Sono stati fitti e pieni di tantissimi depistaggi. E questo la dice lunga. Chi depista lo fa per allontanare la verità. Quindi, evidentemente dietro questa scomparsa c’è qualcosa non va rivelata in alcun modo», ha raccontato.

Pietro: «Aspettiamo risposte concrete»
Nel suo commosso intervento, Pietro Orlandi ha raccontato anche dell’unico incontro avvenuto con il Pontefice nella chiesa di Sant’Anna pochi giorni dopo la sua elezione: «Papa Francesco non si aspettava che noi andassimo a trovarlo», rivelando la frase detta da Francesco: «Emanuela sta in Cielo». «Quando ci disse quella frase, gli risposi che non c’era la prova della morte di Emanuela e che era un dovere continuare a cercarla. E lui mi rispose, ripetendo: ‘Emanuela sta in cielo’. Cosa potevo pensare? Un capo di Stato ti dice che tua sorella è morta, quindi sa qualcosa più di te. Da quel giorno ho fatto tantissime richieste per un incontro riservato, per avere una spiegazione di quella frase, ma non c’è stato verso di ottenere nulla, e il muro si è alzato più di prima». I legali di Pietro hanno già presentato un’istanza in Vaticano per aver accesso al dossier interno: «Chiederemo alla famiglia di Emanuela Orlandi di presentare una denuncia di scomparsa allo Stato Vaticano, ovvero presso la Gendarmeria. Emanuela rimane una cittadina vaticana ancora iscritta al registro dell’anagrafe. Il Vaticano vorrà rispondere? Ci sarà una risposta da parte di uno stato estero che finora si è trincerato», ha aggiunto Bernardini De Pace.

«A giugno», ha ricordato il legale, «è stata già presentata una richiesta di accesso ai documenti che il Vaticano conserva sulla vicenda: ci è stato risposto a margine di un convegno che ‘il caso è chiuso’. Si potrà capire perché ci sono state delle archiviazioni e perché il Vaticano non ha mai messo a disposizione niente». Infine Pietro ha concluso: «Fino a pochi mesi andavo sempre a bussare alle porte del cardinale e del segretario di Stato e come risposta ho ricevuto solo alzate di spalle. L’avvocato Sgrò ora ha presentato un’altra istanza speciale per avere un incontro proprio con il segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin. Noi ora ci aspettiamo solo risposte concrete. Credo che dopo 34 anni sia finito il tempo delle suppliche, delle preghiere, delle implorazioni. Chiediamo verità e giustizia, è un nostro diritto sapere cosa è successo a Emanuela».

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